giovedì 31 maggio 2012

FABIO MAURI. IDEOLOGIA E MEMORIA - BOLLATI BORINGHIERI 2012


FABIO MAURI
IDEOLOGIA E MEMORIA
a cura dello Studio Fabio Mauri
Bollati Boringhieri, 24/5/2012
collana "Nuova cultura"

Le occasioni e i pretesti in cui Fabio Mauri «gestiva» uno spazio di parola erano soprattutto le conferenze, quei momenti di frontalità con un pubblico che ascoltava e domandava. Quasi tutti i suoi testi sono stati pubblicati ma questa è l’occasione di avvicinare i testi di Fabio Mauri non più soltanto nel loro valore espressivo o nelle loro strutturazioni formali, ma nelle modalità in cui essi stessi, i testi, diventavano esistenze, insomma, le conferenze di Fabio Mauri come momento performativo, come articolazione, precisazione, divagazione: ognuno dei suoi testi sembra non procedere come discorso ma come pretesto che gira al limite del testo. Ogni testo sembra documentare una rottura, un gesto carico di rischi, una sparizione.
È al centro della tematica beckettiana il terribile interrogativo di Nietzsche: «Chi parla?». Che in Beckett diventa: «Che cosa importa chi parla, qualcuno ha detto che cosa importa chi parla?». Così, per Fabio Mauri, la conferenza, il testo, l’incontro di parola, è una permanenza di oscurità, prolungata, che via via si stempera per mostrare la parola come un luogo di transito e di attesa incerta. Il discorso è «usato» spesso come una disappropriazione, una distanza, una negazione. Il rapportarsi con il pubblico che lo ascolta è per Fabio Mauri una sorta di operazione chirurgica in cui le parole sono degli strumenti rigorosi, custoditi nelle tasche, trattenute nei gesti, mescolate al fumo della sigaretta.
Quasi sempre testi di una densità formidabile, una parola, che acquista una potenza rara, il verbo si fa materia, sembra non esserci speranza nella storia, ma sembra essercene, ancora, nella dialettica o nell’arte, nell’etica e nell’estetica.

Fabio Mauri (1926-2009), tra i massimi esponenti dell’avanguardia italiana, ha svolto anche una lunga attività editoriale presso Bompiani, tra il 1957 e il 1975, e ha insegnato Estetica della sperimentazione all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila dal 1979 al 2001. Ha concepito teatro, performance, installazione, pittura, teoria, scrittura, insegnamento come elementi di un’unica espressività. I suoi primi monocromi e Schermi risalgono al 1957. Negli anni settanta ha rivolto l’attenzione alla componente ideologica dell’avanguardia linguistica. Sono gli anni di Ebrea e della prima grande performance Che cosa è il fascismo. Nel 1994 si è tenuta la sua prima retrospettiva alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, cui sono seguite quella del 1997 alla Kunsthalle di Klagenfurt e quella del 2003 a Le Fresnoy-Studio National des Arts Contemporains di Lille. Tra i suoi libri, Il benessere (con Franco Brusati, 1962), L’isola. Commedia in due tempi (1966), I 21 modi di non pubblicare un libro (1990) e Io sono un ariano (2009). La sua attività continua attraverso lo Studio Fabio Mauri-Associazione per l’Arte L’Esperimento del Mondo.