domenica 15 luglio 2012

EPISODI DELL'ARTE A MILANO - MUSEO DE3L NOVECENTO, MILANO



EPISODI DELL'ARTE A MILANO
Libri d'artista ed editoria negli anni Settanta. 1969-1980
a cura di Giorgio Maffei
Museo del Novecento
Palazzo dell'Arengario - Via Marconi 1 - Milano
29 giugno - 2 settembre 2012

All'interno della mostra "Addio anni 70. Arte a Milano 1969 - 1980", in corso a Palazzo Reale fino al 2 settembre 2012 con ingresso gratuito, i curatori Francesco Bonami e Paola Nicolin hanno invitato Giorgio Maffei a ideare un progetto dedicato alla editoria d'arte che restituisca le diverse esperienze artistiche del decennio preso in esame attraverso la ricerca sui media.
Questo nuovo progetto espositivo, intitolato "Episodi dell'arte a Milano. Libri d'artista ed editoria negli anni Settanta. 1969 - 1980" a cura di Giorgio Maffei, è promosso dal Comune di Milano – Cultura, Moda, Design, Palazzo Reale e Museo del Novecento è ospitato nelle sale degli Archivi del Novecento del Museo del Novecento e resterà aperto dal 29 giugno al 2 settembre con ingresso gratuito.
La complessa storia artistica della Milano di quegli anni è qui sviluppata attraverso i soli materiali cartacei: alcuni con autonoma dignità di opera d’arte altri come semplice documentazione storica e culturale di straordinaria qualità grafica ed impatto visuale. Una lettura della Storia dell’Arte di quel decennio ri-vista con una diversa prospettiva d’analisi e conoscenza.

Il percorso espositivo

Milano negli anni Settanta è crocevia di diverse esperienze artistiche. Persone, poetiche ed attività espositive rimescolano le straordinarie invenzioni dei decenni precedenti con l’urgenza del rinnovamento delle arti espresso proprio in quegli anni e in quel luogo.
Raccontare questa porzione della storia dell’arte attraverso altri media – libri d’artista, riviste, manifesti, fotografie, cataloghi e documenti – implica, per la complessità dei generi e degli avvenimenti, un’ansia di incompiutezza ed una ingombrante responsabilità nelle scelte.
La selezione dei materiali è stata quindi faziosamente parziale, legata ad alcuni episodi che sembrano meglio interpretare il tempo ed aspirare ad un originale processo di rigenerazione dei linguaggi artistici.
L’intrusione nei fatti dell’arte del “concetto e delle idee”, accompagnata da un raffreddamento del contenuto emozionale, sostituisce in questo momento quel valore estetico e percettivo dell’opera-oggetto che dominava la scena dei decenni precedenti.
La nuova Arte Concettuale si declina negli insiemi critici ed organizzativi noti con le diverse etichette di Arte Povera, Arte Processuale, Minimal, Body Art, Fluxus. Movimenti che tendono alla rottura violenta con le esperienze precedenti senza alcuna concessione alla continuità del processo artistico. Mentre anche la Poesia e la Scrittura sostituiscono la naturale funzione narrativa con elementi visuali di spiazzante efficacia estetica.
La rarefazione dell’oggetto si presta quindi ad una dilatazione delle discipline e al loro proficuo intersecarsi. Gli architetti rinunciano alla pratica professionale a favore di un progetto utopico che trova nell’arte figurativa un naturale corrispettivo. Il Radical Design sovverte la tradizione del costruire e ne demolisce i suoi ristretti confini. Lo stesso processo investe il Cinema che, nelle sue espressioni arditamente sperimentali, esce dalle sale cinematografiche per entrare nelle gallerie d’arte.
Gli anni Settanta sono anche il momento dell’assunzione delle responsabilità sociali. La pratica politica, talvolta sovversiva, genera un pensiero antagonista che usa, e spesso precorre, i linguaggi dell’arte. L’ala creativa della Controcultura, attraverso l’organizzazione di materiali visuali di bassa qualità tecnica ma di enorme impatto comunicativo, amalgama gli ingredienti introducendo nell’arte e nella società civile le nuove suggestioni della musica, della grafica, del fumetto, dell’uso del corpo e della sessualità. E nuove forme di comportamento comunitario a cui non sono estranee le ricerche estetiche. Può allora il Parco Lambro, nuova sede degli happenings collettivi, sostituire i tradizionali templi della Musica, del Teatro e del Sistema dell’Arte?
In quegli anni gli artisti tendono ad appropriarsi di ogni occasione per far produrre (o spesso auto-produrre) stampati con la consapevole ambizione di fermare le idee, definire i confini teorici, promuovere la loro massima capacità distributiva. L’artista non accetta più deleghe e controlla l’intero processo, progetta il suo libro, disegna il suo manifesto, cura la sua rivista. Trova le risorse necessarie per interpretare ogni passaggio di questo straordinario gioco di invenzione reso possibile da nuove figure di galleristi, editori, critici, curatori e collezionisti che promuovono questa trasformazione demolendo l’ormai desueto conformismo della galleria e del museo.
Milano, come pochi altri luoghi in questo momento storico, ospita ed insieme alimenta quelle vicende la cui storia è rivelata dalle carte stampate qui esposte. I materiali editoriali sono talvolta opere d’arte (i libri d’artista) ma spesso sono semplice strumento di comunicazione (cataloghi, riviste, manifesti). La mostra tende a darne una visione dialogante, ma fisicamente separata ove i confini tra le tipologie editoriali e le modalità della loro realizzazione tendono a sfumarsi in una inquieta inversione di generi e ruoli.

I materiali

- “Libri d’artista”: opere d’arte in forma cartacea, realizzati da artisti che rinnovano da quel decennio i linguaggi dell’arte. La nuova Arte Concettuale conosciuta nei diversi raggruppamenti denominati Arte Povera, Arte Processuale, Minimal, Performance Art, Fluxus.
Sono esposti circa 100 libri d’artista di artisti italiani e stranieri operanti a Milano , tra cui Vincenzo Agnetti, John Baldessari, Enrico Baj, Gianni Bertini, Alighiero Boetti, Irma Blank, Cioni Carpi, Ugo Carrega, Giuseppe Chiari, Dadamaino, Luciano Fabro, Vincenzo Ferrari, Marco Gastini, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Bruno Munari, Giulio Paolini, Ettore Sottsass, Franco Vaccari, Ben Vautier, ecc.
Il “Libro dimenticato a memoria” del 1970 di Vincenzo Agnetti, esposto anche nel percorso del Museo del Novecento, rappresenta simbolicamente il bisogno di azzeramento del pensiero sull’arte che dominerà l’Arte Concettuale di tutto il decennio.

- “Manifesti”: mezzi di comunicazione visuale, spesso disegnati dagli stessi d’artisti. Circa 30 manifesti di Vincenzo Agnetti, Alighiero Boetti, Marina Abramovic, Mario Ceroli, Luciano Fabro, Sol LeWitt, Pino Pascali, Ettore Sottsass, Jean Tinguely, Lawrence Wiener, ecc.
Il manifesto “Shaman-Showman” di Alighiero Boetti, disegnato dall’artista per la mostra alla Galleria de Nieubourg di Franco Toselli, tappezza i muri di una strada di Milano nel 1968. E’ l’atto di nascita che tratteggia una nuova figura di artista contemporaneo. Una delle rare copie sopravvissute di questo storico documento.

- “Riviste d’arte”: il dibattito sulle idee e le teorie dei critici d’arte e degli stessi artisti, ma anche dei galleristi e collezionisti. Sono esposte oltre 30 testate milanesi tra cui le rinnovate “Domus” e “Casabella” con le nuove riviste “Data” di Tommaso Trini, “Flash Art” di Giancarlo Politi, “Nac” di Francesco Vincitorio, “In”, “InPiù” e “Brera Flash” di Ugo La Pietra, “Modo” di Alessandro Mendini. Oltre alle sperimentazioni in forma di rivista di Vincenzo Agnetti, Gianni Emilio Simonetti, Gianni Bertini, Ugo Carrega, ecc.
I soli due fascicoli pubblicati di “Global Tools” rappresentano il documento teorico dei nascenti gruppi di architetti e designer che daranno vita alla stagione del Radical Design.

- “Fotografie”: la documentazione delle mostre, ma anche la memoria visuale delle performance e degli effimeri avvenimenti del momento. Immagini di Ugo Mulas, Elisabetta Catalano, Enrico Cattaneo, Carla Cerati, Giorgio Colombo, Giovanna Dal Magro, Fabrizio Garghetti, Paolo Mussat Sartor, ecc.
Sono esposte oltre 50 fotografie originali in stampa d’epoca, una piccola storia dell’Arte Performativa e della Body Art rappresentate nei musei e gallerie milanesi.

- “Dischi d’artista”: opere sonore di Joseph Beuys, Juan Hidalgo, Christina Kubish, Walter Marchetti, Mario Schifano, Demetrio Stratos ecc. pubblicate da Cramps, Multhipla, Mazzotta.
Il mitico disco LP “Ja Ja Ja Nee Nee Nee” di Joseph Beuys, disegnato dall’artista e pubblicato dall’editore Mazzotta, è l’unica memoria sonora della performance allo Staatliche Kunstakademie di Düsseldorf.

- “Riviste, manifesti, documenti della controcultura”. I materiali a stampa sono la voce del pensiero antagonista. Sono esposti cimeli cartacei dalla stagione Hippie fino al Movimento 77: “Cerchio Magico”, “Get Ready”, “Hemicromis”, “Insekten Sekte”, “Pantere Bianche”, “Puzz”, “Re Nudo” “Roninud”, ecc.
Tra i fogli dell’epoca il manifesto, il libro e le memorie della sesta, e ultima, festa del proletariato giovanile del Parco Lambro nella Milano del 1976. La rievocazione di un episodio controverso degli anni Settanta.

- “Saggi, cataloghi e inviti di mostre”: mentre è ancora viva l’attività artistica delle generazioni precedenti, qui si documenta la ricerca dei nuovi artisti, critici e galleristi del decennio.