domenica 22 luglio 2012

IL RITORNO DI ANTILUNA - GALLERIA CIVICA FILIPPO SCROPPO, TORRE PELLICE



IL RITORNO DI ANTILUNA
Galleria Civica d'Arte Contemporanea Filippo Scroppo
via Roberto D'Azeglio 10 - Torre Pellice
dal 19/7/2012 al 27/10/2012

Mezzo secolo sta passando dalla fine improvvisa di Pinot Gallizio, l'eclettico genio di provincia che in età già matura si fa pittore e in meno di dieci anni diventa una figura di punta dell'arte italiana. L'eccezionale vitalità creativa, la furia di una produzione debordante, la dimensione titanica di alcune opere (pensiamo al rotolo di 74 metri recentemente esposto ad Alba) non sono certo il marchio di uno spirito appartato.
Nessuno come lui è riuscito a costruire rapporti con artisti d'avanguardia internazionali, captando e restituendo in forma originale quanto di più innovativo si stava pensando e realizzando in quegli anni.
Questa mostra parte da un'opera basilare: Antiluna del 1957, prototipo di quella che l'anno successivo Gallizio avrebbe definito "pittura industriale", e che sicuramente costituisce uno degli esiti più geniali del suo percorso artistico.
Il dipinto dalla metà degli anni Settanta fa parte della Collezione Civica di Torre Pellice ed è stato recentemente restituito al suo originario splendore cromatico dal Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale per iniziativa della Provincia di Torino. Intorno a questa tela, gli omaggi di quindici artisti e artiste che si mettono sulla stessa lunghezza d'onda del maestro di Alba.
Sarà facile obiettare che è ormai spento il progetto utopico di una rivoluzione globale "immaginista e situazionista" teorizzato da Pinot, ma forse non si è esaurita la sua radicale lezione artistica: quel totale azzeramento della tradizione e quella radicale e gioiosa trasgressione di regole e canoni della "bella pittura", la sua polemica contro il mercantilismo dell'arte e le gabbie dei valori imperanti.
Il lascito più concreto del "provinciale" Pinot è forse quell'invito a superare il culto dell'artista solitario, a favore della comunità e del «movimento dissimmetrico degli sperimentatori». Quell'incrollabile fede nel gesto che concentra ed espande un'energia primordiale e inconscia, quella fiducia assoluta nella spontaneità del segno, nel valore fondativo e strutturale della materia, forse hanno ancora qualcosa da trasmettere.

"Segni poetici colorati creeranno momenti emozionali e ci daranno l'infinita gioia del momento magico-creativo-collettivo, piattaforma di nuovi miti e di nuove passioni" (dal Manifesto della pittura industriale,1959).