martedì 18 giugno 2013

EMILIO ISGRÒ: MODELLO ITALIA (2013-1964) - GNAM, ROMA


EMILIO ISGRÒ
MODELLO ITALIA (2013-1964)
a cura di Angelandreina Rorro
GNAM Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea
viale delle Belle Arti 131 - Roma
dal 19/6/2013 al 6/10/201

La mostra di Emilio Isgrò comincia volutamente dove finiva l’antologica che il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presentò nel 2008 con il titolo Dichiaro di essere Emilio Isgrò rovesciando i termini della storica affermazione Dichiaro di non essere Emilio Isgrò, l’opera realizzata nel 1971.

Dichiarando la propria identità l’artista siciliano si è assunto la responsabilità di tutto il percorso precedente e ha dato inizio a una nuova stagione creativa che completa e rafforza il valore della produzione già storicizzata in una prospettiva di attualizzazione storica. Questo passaggio conferisce nuovo senso alla pratica della cancellatura, segno distintivo della poetica di Isgrò, che ne ha fatto una essenziale figura di riferimento anche per le nuove ricerche artistiche. L’intenzione è quella di mostrare e dimostrare, in una sorta di percorso a ritroso, l’attualità dell’arte di Isgrò, ma anche come le ultime opere siano strettamente legate alle prime. Le installazioni spettacolari e complesse dell’ultimo periodo si compongono infatti degli elementi delineati già dagli anni sessanta e settanta, proseguendo e ampliando le tematiche e i segni primitivi dell’artista.
“ Il mio Modello Italia – afferma l’artista - è un modello identitario che, partendo dall’arte, vuol recuperare quella unicità culturale che dal Rinascimento al Futurismo ha imposto l’Italia al rispetto del mondo. Perché sì, è vero, siamo economicamente e politicamente in crisi, una piccola potenza ormai. E tuttavia restiamo pur sempre una grande potenza culturale in grado di competere sui mercati globali. È da questa consapevolezza che dobbiamo ripartire noi artisti se vogliamo segnare le vie del coraggio anche all’economia e alla politica. Direi che il nostro è un dovere patriottico: per il nostro sistema Paese e per la stessa Europa”.

Il percorso espositivo parte, nelle sale del piano terreno, dai lavori degli ultimi cinque anni: così l’opera programmatica già citata Dichiaro di essere Emilio Isgrò (2008) convive con assoluta naturalezza con il simbolico Modello Italia (2012), mentre Fratelli d’Italia (2009) fa da contrappunto allo Sbarco a Marsala (2010) in cui la statua di Garibaldi viene travolta dalle formiche sulle note di Casta Diva eseguite da un carillon.
Dal panorama italiano (La Costituzione cancellata, 2010; L'Italia che dorme, 2010; Cancellazione del debito pubblico, 2011) l'orizzonte si allarga a una visione globale con Weltanschauung, (2007), Var ve yok e Codici ottomani (2010). A questa compagine di lavori si aggiunge un gruppo di opere inedite: giornali italiani cancellati secondo una logica costruttiva che intende indicare la necessità di un nuovo inizio per il nostro Paese e per l’Europa.
Al piano superiore il pubblico ritroverà, invece, una selezione di lavori celebri come Volkswagen (1964), Jacqueline (1965), Enciclopedia Treccani (1970), nonché i primi Libri cancellati, i Telex, i Semi d'arancia e il Particolare ingrandito di Gianni Agnelli, fino alla struggente Ora italiana (1985) ispirata alla strage di Bologna.

Il catalogo Electa, in doppia edizione italiana e inglese, rispecchia la concezione della mostra che cerca di ampliare lo sguardo sull’artista avvalendosi delle testimonianze e dei contributi di intellettuali e personaggi della cultura non necessariamente legati al mondo dell’arte. Si parte dalla sorprendente lettura socio-politica che della Cancellatura dà Ferruccio de Bortoli; si continua con il dialogo inedito tra Gillo Dorfles e l’artista (2010) raccolto da Beatrice Benedetti; e via via con le riflessioni e i punti di vista dello scrittore Aldo Nove, del regista Roberto Andò, dell’artista Maurizio Cattelan, del filosofo Davide Bondì, della laureanda Clelia Mangione che sta lavorando a una ricerca sul tema La cancellatura dopo Isgrò.
Il volume, introdotto da un saggio della soprintendente della Galleria Nazionale d’Arte Moderna Maria Vittoria Marini Clarelli, è corredato da una indagine Demoskopea su Isgrò e l’arte contemporanea condotta da Anacleto Cepelli e si conclude con il testo della curatrice della mostra e con gli apparati bibliografici e fotografici curati da Scilla Isgrò direttrice dell’Archivio Emilio Isgrò di Milano.

Emilio Isgrò (Barcellona di Sicilia, 1937), poeta visivo e artista concettuale, drammaturgo e scrittore, ha cominciato a produrre nel 1964 le prime cancellature, subito accolte da gallerie e musei di tutto il mondo.
Più volte invitato alla Biennale di Venezia (1972, 1978, 1986 1993), nel 1977 ha ricevuto il primo premio alla Biennale di San Paolo.
Nel 1998 ha donato alla città natale la gigantesca scultura Seme d’arancia come segno di rinascita dei paesi mediterranei, mentre nel 2001 ha realizzato per la Libreria Belforte di Livorno l'installazione Le api della Torah (prodotta dallo Studio Guastalla).
Tra le ultime mostre sono da ricordare l'antologica Dichiaro di essere Emilio Isgrò con la quale gli ha reso omaggio il Centro Luigi Pecci di Prato (2008), Fratelli d'Italia (Gallerie del Credito Valtellinese, Milano-Acireale, 2009), Disobbedisco. Sbarco a Marsala e altre Sicilie (Convento del Carmine, Marsala, 2010), Var ve yok (Taksim Sanat Galerisi, Istanbul, 2010), Codici ottomani (Boghossian Foundation, Bruxelles, 2011).
Dopo l’esordio in Turchia e in Belgio, gli ultimi due progetti sono stati recentemente riproposti a Milano dalla Fondazione Marconi.
Nel 2011 ha presentato La Costituzione cancellata (prodotta dalla Boxart) alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, realizzando nel maggio dello stesso anno, all’Università Bocconi di Milano, l’opera pedagogica Cancellazione del debito pubblico, inaugurata da Mario Monti.
Attualmente una sala del Mart di Rovereto è riservata all’opera Cancello il Manifesto del Futurismo, mentre le Gallerie d’Italia ripropongono a Milano L’ora italiana (1985-1986).
La sua attività di poeta, narratore e drammaturgo, è testimoniata da numerosi libri, scritti e pubblicazioni, nonché dalla trilogia siciliana L’Orestea di Gibellina (1983-1985), che ha segnato una svolta epocale nel teatro degli anni ottanta e alla quale sono oggi intitolate le annuali “Orestiadi”.