domenica 15 giugno 2014

LA DEPORTAZIONE DEGLI OPERAI DALLE FABBRICHE GENOVESI - PALAZZO DORIA SPINOLA 16/6/2014





LA DEPORTAZIONE DEGLI OPERAI DALLE FABBRICHE GENOVESI
Convegno in ricordo del 16 giugno 1944
Palazzo Doria Spinola
Largo Eros Lanfranco 1 - Genova
lunedì 16 giugno 2014, ore 15,00

A Genova nel 1944 le lotte antifasciste dei lavoratori erano al culmine e per reprimerle si scatenò la deportazione operaia del 16 giugno. Preceduta dai primi rastrellamenti in fabbrica già il 10, come durissima reazione ai grandi scioperi che avevano fermato le produzioni industriali, li avevano spaventati e fatto il giro del mondo, con articoli persino sul Washington Post. I nazifascisti (che già dai primi di maggio progettavano di deportare duemila operai in Germania da Genova per rifornire di manodopera la loro industria bellica) fecero così irruzione all’Ansaldo Meccanico di Sampierdarena con una spia incappucciata che indicò 64 fra lavoratori, tecnici e impiegati, tutti portati via. Poi il 16 giugno i camion arrivarono al cantiere navale Ansaldo, alla San Giorgio, alla Piaggio, alla Siac e caricarono più di 1.500 operai su 43 vagoni di due convogli ferroviari per la Germania. Un gruppo di donne del Campasso, malmenate dai tedeschi, provò a bloccarli, riuscendo comunque a raccogliere biglietti con gli indirizzi dai lavoratori. Su uno dei treni, durante il cambio dei locomotori a Ronco Scrivia, riuscì a salire il parroco partigiano don Luciano Parodi che con un gruppo di donne raccolse altri biglietti per le famiglie, passando agli operai del cibo che nascondeva piccole lime e seghetti che permisero poi a qualcuno di tentare la fuga scalzando le assi del pavimento dei vagoni. Arrivati nel lager di Mauthausen gli operai genovesi, ridotti in schiavitù, vennero smistati e destinati ai campi satelliti, e nei complessi industriali e aziende agricole controllate dalle SS.
Durante il periodo di prigionia, anche se classificati come manodopera specializzata coatta, subirono un trattamento durissimo e molti dei lavoratori rastrellati dalle fabbriche genovesi non riuscirono a tornare dai lager.

Leggi l'articolo di Luca Borzani su Repubblica