domenica 23 novembre 2014

STEFANO GRONDONA: L'ECCENTRICA VISIONE - SATURA, GENOVA




STEFANO GRONDONA
L'ECCENTRICA VISIONE
a cura di Mario Napoli
Satura
piazzetta Stella 5 - Genova
dal 22/11/2014 al 6/12/2014

L’ECCENTRICA VISIONE DI STEFANO GRONDONA
“Il mondo è diventato una stanza rumorosa. Il silenzio è diventato il luogo magico in cui si realizza il processo creativo”, ha detto David Lynch, uno degli eroi di Stefano Grondona. E il silenzio, appunto, il silenzio degli ambienti e degli oggetti, dominava il suo primo mondo fantastico, le wunderkammern che, alla metà degli anni ’80, hanno segnato la sua comparsa sulla scena dell’arte.
Erano stanze raffigurate in prospettive appiattite, tese quasi sul punto di precipitare, popolate di radio mute, di pavimenti minuziosamente decorati, spazio costruiti attorno al vuoto, all’immobilità, all’assenza.
Dietro parvenze che accennano all’Art Decò o al design postmoderno di Memphis, si celavano citazioni da Eraserhead (Lynch, ancora), a Munch, e a Bacon nell’assetto distorto del campo visivo.
Il procedimento, complesso e raffinato, di cui allora Grondona si valeva, era basato sulla realizzazione – a partire dal disegno – di una serie di mascherine utilizzate per impressionare direttamente, con brevi esposizioni alla luce, una particolare carta fotografica.
L’uscita dalla produzione di questo materiale ha portato l’artista a sviluppare una diversa modalità compositiva, peraltro già coltivata in precedenza: la costruzione di lavori tridimensionali, nei quali la sequenza delle mascherine – non più impiegate in via strumentale – si dispone su una pluralità di piani a creare una profondità di campo, dando sfogo, nella conseguita autonomia, ad un coordinato gioco di alternanze cromatiche ed alla flessuosità irruente del tratto.
Le nuove opere esposte da Satura – precedute da cicli magistrali dedicati all’universo cinematografico, prima fonte d’ispirazione per l’artista, tra i quali va fatta menzione almeno del lavoro condotto sulla Passione di Giovanna d’Arco di Carl Theodor Dreyer – si incentrano su tre nuclei tematici principali.
L’immagine d’impronta religiosa, anzitutto, rappresentata attraverso la figura di Cristo, colta – al di là dell’esplosione di colore che la pervade senza dissacrarla - in atteggiamenti di sofferenza (implorante, sconsolato, tragico, triste), cui si affiancano due Madonne col Bambino, serrato convulsamente fra dita acuminate.
Quindi la suggestione fosca dei racconti di Edgar Allan Poe, nella serie delle Scene dell’Apocalisse.
Infine le quinte della Naked city di burroughsiana memoria, costellate di case, di macchine e di animali randagi, sormontate da un onnipresente “lampioncino ignobile”, e le sinuose animazioni di strumenti musicali.
Un universo fantastico, questo di Grondona, dove l’inquietudine si fonde con l’incongruo; dove l’aggressività ostile delle sagome affilate si accompagna alla grazia di morbide movenze curvilinee; dove l’intensità del colore dà vita ad un concentrato dinamismo plastico. Una visione, la sua, cui si attaglia impeccabilmente un’altra descrizione di Lynch: “selvaggia nel cuore ed eccentrica in superficie”.
Sandro Ricaldone